A place for booklovers

L’incubo di Hill House – Shirley Jackson

L’incubo di Hill House – Shirley Jackson

Titolo: L’incubo di Hill House

Autore: Shirley Jackson

Genere: Gotico, Horror, Thriller

Data di pubblicazione: 1959


Breve Trama

Il professor Montague programma un soggiorno sperimentale presso Hill House, una vecchia villa che sembrerebbe tra le più infestate del paese. Sceglie come suoi collaboratori una serie di persone che in passato sono state protagoniste di episodi paranormali. Tra quelli contattati dal professore, solo in tre accettano di prendere parte all’esperimento: Eleanor Vance, Theodora e Luke Sanderson, l’ultimo erede di Hill House.

Recensione

Ho letto Hill House diverso tempo dopo aver visto la serie tv di Netflix ispirata al libro. Devo dire di aver preferito di gran lunga il libro, sebbene le storie siano completamente diverse.

Shirley Jackson ambienta il suo romanzo in un’antica villetta infestata da presenze soprannaturali. Una casa che, con la sua pianta imprecisa, sarebbe in grado di confondere anche la mente più acuta. Il romanzo, pubblicato in Italia nel 1979, è stato reso in due film e ha ispirato la serie a cui accennavo poco fa. La prima traduzione del titolo era “La casa degli invasati”, che da il nome anche ad una delle pellicole.

Mi è piaciuto decisamente molto, non saprei se definirlo o no un romanzo propriamente horror. La componente inquietante e spaventosa c’è, ma perlopiù si tratta di entrare nella psicologia dei personaggi (o almeno questo è ciò che ho percepito). Il professor Montague sembra essere tra le figure più razionali della storia, accompagnato al secondo posto da Luke. Le due donne, soprattutto Eleanor, sono coloro che più subiscono l’attività maligna della casa. Che ci sia un pelo di misoginia? Probabile, l’impressione è quella, ma non dimentichiamo la data di pubblicazione del racconto. Non è una giustificazione, bensì una possibile spiegazione parziale. 

“L’aspetto minaccioso del soprannaturale è che attacca la mente moderna dove è più debole, dove abbiamo rinunciato alla corazza protettiva della superstizione senza sostituirla con una difesa d’altro tipo.”

Se c’è qualcosa che non mi ha fatto impazzire di questo libro sono alcuni dei dialoghi. I personaggi fantasticano molto su vite che non gli appartengono, come per fuggire dalla realtà, ma soprattutto per sfuggire alle grinfie di Hill House. Questi discorsi possono un po’ confondere e dare la sensazione di aver mancato una parte della conversazione, ma credo che fosse un effetto intenzionale. 

Che dire, ho davvero apprezzato questo romanzo. La lettura è scorrevole, il linguaggio semplice e coinvolgente, e il fatto che alla fine non tutto sia spiegato lo rende ancora più bello. E’ un testo aperto all’interpretazione insomma, cosa che personalmente mi piace molto in una storia.

A voi piacciono i finali da interpretare? Fatemelo sapere in un commento!