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L’importanza di chiamarsi Ernesto – Oscar Wilde

L’importanza di chiamarsi Ernesto – Oscar Wilde

Titolo: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Autore: Oscar Wilde

Genere: Commedia, Umoristico, Storico


Trama

Il nome del protagonista e Giovanni Worthing, detto Nino, ma in città tutti lo conoscono come Ernesto. In campagna invece tutti lo chiamano Nino, credendo che Ernesto sia il fratello difficile del signor Worthing. Amico fidato è il signor Algernon Moncrieff, non ha un alter ego, ma quando vuole allontanarsi dalla solita vita per fare baldoria, dice a tutti di stare andando a trovare il suo amico malato, Bumbury, in realtà frutto delle sue invenzioni.

Quando Algernon e Nino rivelano l’un l’altro i propri corrispettivi inventati, nasce una serie di equivoci riguardo l’identità di questo famoso Ernesto, che solo alla fine verrà davvero identificato.

Recensione

Se vi piacciono i romanzi leggeri, veloci, intelligenti e carichi di spirito, “L’importanza di chiamarsi Ernesto” è ciò che fa per voi! Scritta e rappresentata per la prima volta nel 1895, nasce dalla penna del Wilde drammaturgo come opera teatrale. Poi trascritto in questo volume di sole 77 pagine (edizione Rusconi) e suddiviso in tre atti. Mi sento di definirla come una vera e propria “commedia degli equivoci” postuma. 

Wilde pone una critica non troppo velata alla vita mondana dell’Inghilterra del suo tempo. I personaggi sono alterati dalle imposizioni della società a cui talvolta si oppongono in modo inusuale, dando vita ad un’ipocrisia di non poco conto.

Ma ciò che più ho amato di quest’opera è l’arguzia con la quale Wilde da vita a tutto questo. Il protagonista è Giovanni, in città tutti lo conoscono come Ernesto, in campagna come Nino. L’incrocio di personalità che si viene a creare a causa di questo escamotage sociale si complica in una situazione che sembrerebbe irrisolvibile, se non fosse per il personaggio della zia Augusta Bracknell, che funge un pò da “direttore d’orchestra” durante tutto lo svolgersi degli avvenimenti principali.

Vale la pena leggerlo? Decisamente sì, e mi incuriosiscono molto anche le varie trasposizioni cinematografiche che ne sono state tratte, l’ultima delle quali è del 2002.

Per concludere, vi lascio con una delle frasi più rappresentative dell’opera:

“Nelle questioni di importanza vitale quel che conta è lo stile, non la sincerità.”